Il trattato è oggetto di una imponente tradizione manoscritta e di un'altrettanto imponente e precosissima tradizione a stampa.
Ha due varianti
Oltre al problema dell'attribuzione a Bartolo (nella variante N; la variante A è sempre adespota), ciò che rende poco interessante la strada dell'edizione critica tradizionale, è la struttura stessa del trattato.
Le varianti sono consistenti; la forma è a volte una specie di canovaccio, una sorta di copione, un testo 'aperto' e utilizzato sia come testo scolastico sia come testo per la predicazione: questa duplicità di usi, testimoniata fra l'altro dalla coesistenza di due versioni - una con citazioni giuridiche e una semplificata e priva di riferimenti normativi - sembra confermata dal fatto che il trattato si trova inserito sia in codici che contengono esclusivamente materiale giuridico sia in codici che contengono opere di carattere religioso.
E ancora, si tratta di un testo relativamente breve ma che si presenta, appunto, con una considerevole quantità di varianti prodotte, peraltro, in un arco cronologico ristretto.
Ciò considerato, è evidente che l'edizione tradizionale sacrificherebbe certamente questa complessità.
La proposta, allora, è di provare a farne un'edizione digitale: una sorta di ipertesto in cui si legano fra loro - in una gerarchia che emergerà soltanto alla fine del lavoro - immagini di manoscritti, immagini di incunaboli, immagini di edizioni e trascrizioni.
L'edizione 'ipertestuale' per sua stessa natura non ha il limite imposto, necessariamente, dall'edizione 'cartacea': in altre parole, il prodotto è sempre modificabile e ciò consente di valorizzare - e non di vedere come un limite insormontabile - il fatto che un lavoro di questo genere è comunque un lavoro sempre 'aperto':
Quindi si può cominciare a realizzare l'edizione muovendo dal materiale che ho già raccolto, pur prevedendo eventuali (anche significative) integrazioni e aggiunte.
Mi sono resa conto, infatti, che affrontare un lavoro su questo processo - su un'opera certamente 'minore' e così considerata unanimemente dalla storiografia giuridica - significa intraprendere un percorso che ad ogni passo - a volte in maniera addirittura casuale - vede l'aggiunta di un nuovo e significativo tassello. E' un percorso tutto da costruire!
Le mie considerazioni valgono per tutti i testi giuridici medievali; ma questo che intendo studiare mi pare particolarmente adatto perchè:
- ha questo enorme numero di ms. e di edizioni (con differenze significative fra loro che verrebbero sacrificate dalla scelta, comunque arbitraria di un testimone sugli altri, e ridotte ad un semplice apparato di note, abbastanza inutile per il fruitore e di difficilissima realizzazione per l'editore!)
- è un testo relativamente breve: ciò consente di effettuare trascrizioni di più manoscritti e di mettere a disposizione dell'utenza le immagini anche delle più significative edizioni a stampa.
In altre parole: può essere un'esperienza-pilota per nuovi canali di edizione e inoltre l'applicazione delle tecnologie informatiche può qui essere di enorme aiuto alla fruizione del testo stesso (nella sua essenza 'medievale'!)