Mosaico

Paris, BN 4521B

21. Paris, Bibliothèque National, lat. 16007 (antea Sorbonne 1042) sigla P3
99 ff. membr.; mm. 360 x 215
fascicolazione: 12, 1c. (ff. di guardia), 2-108, 112, 12-138, 146 (-1) (è caduta l’ultima carta), 1c (f. di guardia)
età: secc. XII.2
origine: Italia (Bologna)
provenienza: Guillelmus Stefanus (ex libris del XIII o XIV sec. a f. 1r); petro da monte lydovicus (f. 98v); Paris, Bibl. dalla Sorbona
scrittura: mano unica
testo: lacunoso
ornamentazione: piuttosto limitata. La miniatura corrispondente alla grande I di Imperator all’inizio dell’Authenticum non è stata effettuata. Le I maiuscole al principio di ogni costituzione si allungano sul lato della colonna trasformandosi spesso in ******. Sono colorate in rosso e blu e caratterizzare da motivi geometrici ricorrenti. Alternativamente in rosso e blu appaiono anche i segni di paragrafo e i capilettera. Compare anche qualche raro disegno, opera di successivi utilizzatori del codice, come quello alquanto approssimativo di un albero da frutto con grosso uccello (forse un pavone) in bilico su un ramo (f. 3r) o quello, in inchiostro nero e rosso, di un suonatore di strumento a corde che pare commentare ironicamente il notabile che si trova a fianco con la dicitura «Instrumentum veritatis» (f. 76rb)
contenuto:
I. (f. 1r/v) I f. di guardia: appunti sparsi (sec. XIII o XIV).
II. (f. 2v) II f. di guardia rubricae Institutionum (XIII sec.).
III. (f. 3v) y., b., R., p. e Ot.: regulae, diffinitiones, distinctiones, quaestiones, allegationes (sec. XII.me.)
IV. (ff. 4ra-98vb) Authenticum (sec. XII.2)
Bibliografia - Heimbach, p. li nr. 85
***
Authenticum
Testo
inc.: In nomine domini nostri Iesu Christi. Incipit liber constit<utionum> novellarum R/. De heredibus et falcidia. Const. i. <I>MPERATOR IUSTINIANUS Occupatis nobis ... (Nov. 1.pr.)
expl.: ... sceleris eius participium iu<bemus> (Nov. 123.43)
nr. delle novv. presenti: 80; la Nov. 85 (Coll. VI.13) è ripetuta una seconda volta nella IX collatio
testo: assenti le Novv. 63 e 110
inscriptiones: sempre presenti
subscriptiones: in genere assenti con l’eccezione delle Novv. 49, 60, 66, 71 (ove peraltro appaiono complete)
collationes: indicate in rosso nel marg. sup.
extravagantes: nessuna
Nov. 8 completa di Notitia, Edictum e Iusiurandum
IX collatio: (lac.) 127 (dalle parole moriens relinquat del c.1), 159, 86, 106, 132, 143, 128, 123 (sino alle parole sceleris eius participium iu<bemus> del cap.43)
Glosse
La rasura dei margini per far posto alla Glossa ordinaria fu eseguita in maniera assai accurata almeno sino al f. 59. Mentre però l’apparato accursiano è stato poi copiato solo sino a f. 35vb (cioè sino al termine del 5o fascicolo), le numerose additiones, apposte successivamente da più mani, proseguono invece sull’intero manoscritto. Tra queste, oltre a quelle particolarmente numerose di Iacopo da Belviso e Oldrado, vanno segnalate quelle di un certo Thomas (f. 22rb) e dei doctores che probabilmente sono quelli ‘tolosani’ (come sembra indicare l’abbreviazione «tolo.» che si legge a f. 22ra). Il Meijers segnalò la presenza su questo manoscritto anche di additiones del canonista trecentesco Gencelinus. Non mi è però stato possibile di ritrovarle.
Nonostante la rasura, rimangono tuttavia abbondanti tracce dei precedenti apparati. Oltre alle glosse interlineari e alle catene di “segni rossi” (cfr. f. 6ra e 7ra) che continuano per tutto il testo (anche se spesso sono stati anch’essi erasi), alcuni esempi di glosse marginali preaccursiane sono ancora visibili soprattutto nella parte finale del codice (‘isole’ di glosse, spesso evidenziate dall’indicazione va- e -cat, sono per es. sopravvissute ai ff. 62vb, 75ra, 76vb, 79ra/b, 79vb, 80ra, 81va, 86ra/b) e, in particolare a partire dal f. 88 (a questo punto infatti sembrerebbe essersi fermata l’opera di rasura). A parte una di queste ‘isole’ (f.75ra), le glosse preaccursiane a Nov. 90 sono state completamente erase (la rasura in questo caso ha interessato anche le interlinee). I margini dovevano però essere qui particolarmente ricchi di glosse a giudicare dalle ombre lasciate dalla raschiatura. È persino possibile ricostruire il testo di un paio di notabilia.
Considerando ciò che rimane, si distinguono comunque almeno tre mani di glosse. La più antica sembra essere quella in inchiostro marrone (P3r). Di questa, nella Nov. 1, rimangono glosse interlineari sempre prive di sigla (la maggiore antichità si deduce dal fatto che in più occasioni la seconda mano interviene per aggiungere la sigla che è sempre la m.). Li dove le glosse sopravvivono anche sui margini, quelle di questa mano portano talvolta le sigle m., Ot. e Cy. Il confronto con gli altri mss. induce a credere che l’antigrafo di cui questo manoscritto è copia dovesse contenere l’apparato standard di Rogerio (forte parentela con Ange’; B2; Es11(2); Es9-R; Len; Liv; O22; W30) arricchito da altri strati, soprattutto con glosse di Cipiano.
La seconda mano, sostanzialmente coeva alla prima ma riconoscibile per l’inchiostro nero e lucido (P3m), riproduce glosse che hanno quasi immancabilmente la sigla m.
Una terza mano (identica a una di quelle che si erano notate a f. 3v) ha poi aggiunto ulteriori glosse (un paio di interlineari chiuse dalla sigla f. nella Nov. 1 e poi marginali come a f. 82rb) e allegazioni, in particolare dal Decretum di Graziano (P3f). Questa stessa mano presenta forti somiglianze con quella che riproduce glosse di Cipriano nei mss. München 3509 e Berlin 271.

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